mercoledì 9 gennaio 2013

Santo Protomartire Stefano


 
Terzo giorno della festa della Natività

Santo Discepolo, Protomartire e Arcidiacono Stefano

27 dicembre (9 gennaio)

 

Santo Stefano era uno dei 70 Discepoli che Gesù aveva inviato ad annunciare l’arrivo del Regno di Dio (cfr. Lc 10), è ricordato in quanto primo martire cristiano e arcidiacono, era infatti il più anziano tra i sette diaconi stabiliti dagli Apostoli stessi. Sant’Asterio di Amasea dice che egli fu “il punto di partenza dei martiri, il maestro dei sofferenti per Cristo, il fondamento della retta confessione, in quanto Stefano fu il primo a versare il proprio sangue per l’Evangelo” (In S. Stephanum protomartyrem).

Il martirio di santo Stefano è narrato nel libro degli Atti degli Apostoli ai capp. 6-7. Una tradizione vuole che durante la sua passione, lontano sulle alture, stessero la Madre di Dio con il santo apostolo Giovanni il Teologo pregando con fervore per il martire. Il corpo del santo protomartire Stefano, che era stato gettato in pasto alle bestie, fu segretamente raccolto da Gamaliele illustre maestro ebreo e da suo figlio Habib, che gli diedero sepoltura in un loro terreno. E in seguito a ciò credettero in Cristo e accettarono il santo Battesimo.

La Chiesa Ortodossa celebra la memoria di Santo Stefano il 27 dicembre, terzo giorno della festa della Natività, il santo viene ancora commemorato il 2 di Agosto (Traslazione delle reliquie) e il 15 Settembre (Ritrovamento delle sue reliquie nell’anno 415).

  
Stefano, pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra, e disse: «Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figlio dell’uomo in piedi alla destra di Dio». Ma essi, gettando grida altissime, si turarono gli orecchi e si avventarono tutti insieme sopra di lui; e, cacciatolo fuori dalla città, lo lapidarono. I testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidarono Stefano che invocava Gesù e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi, messosi in ginocchio, gridò ad alta voce: «Signore, non imputar loro questo peccato». E detto questo si addormentò. (At 7, 55-59)

 
Lorenzo Lotto - Lapidazione di Santo Stefano
Bergamo, Accademia Carrara
 


Dai Discorsi di san Fulgenzio vescovo di Ruspe

Disc. 3, 1-3. 5-6

 
Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato. Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra carne e uscendo dal seno della Vergine, si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato uscendo dalla tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo.

Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li rinvigorì perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio.

Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire menomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria del suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili.

La carità dunque che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.

Stefano quindi, per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva ovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano.

Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.

Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva crudelmente, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole.

Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano. Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Sì, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine dei peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il Regno dei cieli.

La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.

Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.

 

Tropario, tono 4

Il tuo capo è stato coronato di un diadema regale per le lotte che hai sopportato per il Cristo Dio, o primo lottatore tra i martiri: tu infatti, confutata la follia dei giudei, hai visto il tuo Salvatore alla destra del Padre. Supplicalo dunque sempre per le anime nostre.

 

Kontakion, tono 3

Il Sovrano è venuto ieri tra noi nella carne, e lo schiavo oggi se ne va dalla carne: ieri infatti colui che regna è stato partorito nella carne, e oggi il servo per lui è lapidato, e giunge a perfezione, il divino Stefano protomartire.

 

 

Per la tua edificazione puoi leggere:

La Pasqua invernale: Il sangue dei martiri del rev. padre Thomas Hopko

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