lunedì 7 gennaio 2013

L’adorazione dei Magi


 

Milano, basilica di sant'Eustorgio, altare dei Re Magi
 
 
 

L’adorazione dei Magi


 

 

L’Evangelo secondo Matteo

Personaggi appartenenti alla tradizione cristiana, i magi erano uomini sapienti di origine orientale, esperti conoscitori di astronomia. Sono i primi pagani (i “gentili” cioè provenienti dalle genti e non appartenenti al popolo ebraico) che vengono da lontano per riconoscere e incontrare il Messia, respinto invece dal potere politico e religioso dei giudei. Guidati da una stella, essi non seguono la rivelazione biblica, ma la sapienza umana.

L’Evangelo di Matteo è l’unica fonte biblica che racconta la loro storia (Mt 2,1-12). Guidati da una stella, i magi si mossero alla ricerca del nuovo re dei giudei appena nato e giunsero a Gerusalemme. Si recarono da Erode, il re della Giudea romana, per chiedere informazioni. Turbato, il sovrano chiese ai sacerdoti e agli scribi dove sarebbe dovuto nascere il Messia annunciato dai profeti (Mic. 5, 1). Così inviò i magi a Betlemme esortandoli a tornare da lui per riferirgli dove esattamente avrebbero trovato il bambino. A Betlemme, ancora guidati dalla stella, i magi trovarono il piccolo Gesù con Maria sua madre, in “una casa”. Si prostrarono davanti lui, lo adorarono e gli donarono oro, incenso e mirra. Al momento della partenza, avvertiti in sogno di non passare da Erode, i magi tornarono alla loro terra per un’altra strada. Per parte sua, Erode ordinò di uccidere tutti i bambini di età inferiore ai due anni (la cosiddetta strage degli innocenti).

L’Evangelo non riporta quanti fossero i magi, né che età avessero, né da dove venissero con precisione. Il termine magi viene dal greco μάγοι, plurale di μάγος, che significa “saggio, sapiente”. È un titolo attribuito ai re-sacerdoti devoti a Zoroastro, appartenenti dell’ultima fase dell’impero persiano. Del resto i territori della Palestina biblica confinavano con l’Impero persiano. Dunque probabilmente i magi erano persiani.

 

La tradizione cristiana

La vicenda dei magi nel corso dei secoli ha conosciuto una particolare diffusione ricoprendo un posto privilegiato nella tradizione cristiana: nonostante la brevità del racconto nell’evangelo canonico, fin dal I-II secolo tali personaggi sono stati investiti da una serie di caratteri e attributi, che ne hanno arricchito la fisionomia e il loro significato rendendoli protagonisti di una affascinante leggenda. La tradizione dei magi si basa da un lato su vari riferimenti ai libri profetici e dall’altro su molti testi apocrifi che amplificano la vicenda. Ad essa hanno poi concorso gli scritti dei Padri della Chiesa e gli agiografi, che hanno attribuito ai magi innumerevoli simboli.

La codificazione dei magi - del loro numero, dei tratti fisionomici, dei nomi, della loro provenienza - è passata attraverso un processo secolare e si è verificata abbastanza tardi.

Raffigurati già nelle catacombe romane (quelle di Priscilla, II-II sec.) con i costumi d’origine persiana propri degli adoratori di Mitra - con una corta tunica, pantaloni aderenti e berretto frigio - in atto di portare doni, in epoca bizantina i magi hanno assunto i connotati di “re”. Tale interpretazione - già invalsa nel VI secolo in Oriente e almeno dall’XI in Occidente - forse si rifaceva alle profezie che annunciavano l’adorazione del Messia da parte di alcuni re (Is 60, 3; Salmi 72, 10 e 68, 29). Non fu mai messa in discussione fino alla riforma protestante (XVI sec.).

Altra questione che ha interessato gli esegeti è il numero dei magi. Secondo una cronaca orientale del 774-775 i magi sarebbero stati dodici, mentre in alcune catacombe sono raffigurati anche in numero maggiore o minore. Ma la tradizione cristiana ha codificato l’immagine dei tre re, chiamati in occidente Melchiorre, Gaspare e Baldassarre. Nell’VIII secolo Beda il venerabile descriveva Melchiorre come un vecchio dai capelli bianchi con una folta barba e lunghe chiome ricciute, Gaspare come un giovane imberbe e Baldassarre di carnagione olivastra e con una barba considerevole. Nel Milione, intorno al 1270, Marco Polo racconta di aver visitato la tomba dei tre re magi nella città di Saba, a sud di Teheran in Persia e riporta i loro nomi: Beltasar, Gaspar e Melquior.

La teoria di una comune provenienza dei magi (fossero stati essi caldei, arabi o persiani, o ancora tartari, indiani o etiopi) venne col tempo soppiantata dalla tradizione delle tre diverse terre di appartenenza. Già secondo la tradizione armena i magi erano rispettivamente re di Persia, India e Arabia, rappresentanti di tre diverse razze discendenti dai tre figli di Noé. A seguito delle prime scoperte geografiche e in relazione al contatto con culture lontane, gli esegeti occidentali hanno considerato i tre re provenienti dai tre continenti allora conosciuti: Europa, Asia, Africa. Per questo i magi sono spesso raffigurati con tratti somatici e abbigliamenti, che qualificano tali origini.

La tradizione cristiana dei magi così formulatasi in Occidente è stata definitivamente codificata fra Due e Trecento dai testi agiografici di Jacopo da Varazze (Legenda Aurea) e di Giovanni da Hildesheim (Historia Trium Regum).


 
Milano, basilica di sant'Eustorgio, Arca dei Re Magi
 
 
Simboli dei magi

Fin dal IV secolo, con un inno del poeta iberico Prudenzio, si attribuirono significati precisi ai doni dei magi: l’oro ricordava la regalità di Gesù, l’incenso usato nel rituale religioso la sua divinità e la mirra - unguento con cui si cospargevano i corpi prima della sepoltura - la sua natura umana.

Del resto la triade dei re magi col tempo ha assunto innumerevoli significati, spesso evidenziati nelle rappresentazioni pittoriche della Adorazione o del Viaggio dei Magi, soprattutto dal XIV secolo: i tre personaggi diventano così simboli, non solo dei tre continenti conosciuti, ma anche delle età dell’uomo (giovinezza, maturità, vecchiaia), delle parti del giorno (alba, mezzogiorno, sera), del tempo cosmico (passato, presente, futuro) e altro ancora.

 

Morte, sepoltura, celebrazione dei magi

I magi morirono in Oriente. I loro corpi furono rinvenuti da sant’Elena, madre dell’imperatore san Costantino. Sant’Elena ordinò di trasferire i resti a Costantinopoli nella chiesa di Santa Sofia.

Sant’Eustorgio, arcivescovo di Milano (IV o VI secolo), ottenne dall’imperatore di Oriente di traslare le reliquie nella sua città. Queste sarebbero giunte chiuse nel sarcofago di età romana ancora presente nella cappella dei Magi nella chiesa milanese.

Nel 1164 Federico Barbarossa, che sconfisse i milanesi, pretese di trasferire i resti dei Magi a Colonia (23 luglio). Tuttora sono conservate in un reliquiario del XIII sec. sull’altare maggiore della cattedrale di Colonia. Nel 1904, l’arcivescovo di Colonia cedette alcuni frammenti delle spoglie dei magi alla basilica di Sant’Eustorgio a Milano.

 

La Chiesa Ortodossa festeggia l’arrivo dei Magi a Betlemme nel giorno stesso del Natale. Nel calendario liturgico cattolico e di altre chiese cristiane, viene celebrato il 6 gennaio, festa dell’Epifania.

 

 

Testo tratto con alcuni aggiustamenti dal sito: http://www.palazzo-medici.it/



Vedi anche:
e


La Pasqua Invernale: Oro, incenso e mirra del rev. padre Thomas Hopko

I Magi d'Oriente di san Justin Popovic

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