mercoledì 30 gennaio 2013

Apoftegmi di S. Antonio

Bergamo, Basilica di Santa Maria Maggiore
San Giacomo Maggiore e Sant'Antonio Abate, ambito lombardo

 
Apoftegmi di sant’Antonio

 

1. Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: «O Signore! Io voglio salvarmi, ma i pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?». Ora, sporgendosi un po’, Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto a intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l’angelo che diceva: «Fa’ così e sarai salvo». All’udire quelle parole, fu preso da grande gioia e coraggio: così fece e si salvò.

2. Il padre Antonio, volgendo lo sguardo all’abisso dei giudizi di Dio, chiese: «O Signore, come mai alcuni muoiono giovani, altri vecchissimi? Perché alcuni sono poveri, e altri ricchi? Perché degli empi sono ricchi e dei giusti sono poveri?». E giunse a lui una voce che disse: «Antonio, bada a te stesso. Sono giudizi di Dio questi: non ti giova conoscerli».

3. Un tale chiese al padre Antonio: «Che debbo fare per piacere a Dio?». E l’anziano gli rispose: «Fa’ quello che io ti comando: dovunque tu vada, abbi sempre Dio davanti agli occhi; qualunque cosa tu faccia o dica, basati sulla testimonianza delle Sante Scritture; in qualsiasi luogo abiti, non andartene presto. Osserva questi tre precetti, e sarai salvo».

4. Disse il padre Antonio al padre Poemen: «Questa è l’opera grande dell’uomo: gettare su di sé il proprio peccato davanti a Dio; e attendersi tentazioni fino all’ultimo respiro».

5. Egli disse ancora: «Nessuno, se non tentato, può entrare nel regno dei cieli; di fatto – dice – togli le tentazioni, e nessuno si salva».

6. Il padre Pambone chiese al padre Antonio: «Che debbo fare?». L’anziano gli dice: «Non confidare nella tua giustizia, non darti cura di ciò che passa, e sii continente nella lingua e nel ventre».

7. Il padre Antonio disse: «Vidi tutte le reti del Maligno distese sulla terra, e dissi gemendo: – Chi mai potrà scamparne? E udii una voce che mi disse: – L’umiltà».

8. Il padre Antonio disse: «Vi sono di quelli che martoriano il corpo nell’ascesi e, mancando di discernimento, si allontanano da Dio».

9. Disse ancora: «È dal prossimo che ci vengono la vita e la morte. Perché, se guadagniamo il fratello, è Dio che guadagniamo; e se scandalizziamo il fratello, è contro Cristo che pecchiamo».

10. Disse ancora: «Come i pesci muoiono se restano all’asciutto, così i monaci che si attardano fuori della cella o si trattengono fra i mondani, snervano il vigore dell’unione con Dio. Come dunque il pesce al mare, così noi dobbiamo correre alla cella; perché non accada che, attardandoci fuori, dimentichiamo di custodire il di dentro».

11. Disse ancora: «Chi siede nel deserto per custodire la quiete con Dio è liberato da tre guerre: quella dell’udire, quella del parlare, e quella del vedere. Gliene rimane una sola: quella del cuore».

12. Alcuni fratelli si recarono dal padre Antonio per raccontargli le loro visioni e apprendere se erano vere o dai demoni; essi avevano un asino, e morì lungo il cammino. Quando dunque giunsero dall’anziano, questi li prevenne: «Come mai l’asinello è morto lungo la strada?». Gli dicono: «E come l’hai saputo, padre?». Ed egli a loro: «Sono stati i demoni a farmelo vedere». Gli dicono: «E noi appunto per questo eravamo venuti: per chiederti se non siamo preda d’inganno, perché abbiamo visioni che spesso si mostrano vere». Ora, con l’esempio dell’asino, l’anziano li convinse che erano dai demoni.

13. Nel deserto c’era un tale che cacciava belve feroci; e vide il padre Antonio che scherzava con i fratelli e se ne scandalizzò. Ma l’anziano, volendo fargli capire che occorre talvolta accondiscendere ai fratelli, gli dice: «Metti una freccia nel tuo arco e tendilo». Egli lo fece. Gli dice: «Tendilo ancora», e lo fece. Gli dice un’altra volta: «Tendilo». Il cacciatore gli dice: «Se lo tendo oltre misura, l’arco si spezza». L’anziano gli dice: «Così accade anche nell’opera di Dio: se coi fratelli tendiamo l’arco oltre misura, presto si spezzano. Perciò talvolta bisogna essere accondiscendenti con i fratelli». Ciò udendo, il cacciatore fu preso da compunzione e se ne andò molto edificato. E anche i fratelli ritornarono confortati ai loro posti.

14. Il padre Antonio udì di un giovane monaco che aveva compiuto un prodigio sulla strada: visti degli anziani affaticati dal cammino, aveva ordinato agli onagri di venire e di portarli fino ad Antonio. Gli anziani riferirono la cosa al padre Antonio. Dice loro: «Quel monaco mi pare una nave piena di tesori; ma non so se giungerà in porto». Dopo qualche tempo, a un tratto, il padre Antonio si mette a piangere, a strapparsi i capelli, a gemere. I discepoli gli chiedono: «Padre, perché piangi?». Ed egli: «È crollata or ora una grande colonna della Chiesa» – intendeva dire di quel giovane monaco. «Ma andate da lui – dice – a vedere quel che è accaduto». I discepoli dunque vanno e trovano il monaco che, seduto su una stuoia, piange il peccato commesso. Al vedere i discepoli dell’anziano, egli dice: «Dite al padre che supplichi Dio di concedermi solo dieci giorni di tempo, e spero di poterne fare ammenda». Dopo cinque giorni morì.

15. Un monaco fu lodato dai fratelli presso il padre Antonio. Egli lo prese seco e lo mise alla prova per vedere se sopportava il disprezzo. Visto poi che non era capace di soffrirlo, gli disse: «Sembri un villaggio tutto adorno sul davanti e dietro devastato dai briganti».

16. Un fratello disse al padre Antonio: «Prega per me». L’anziano gli dice: «Non posso io avere pietà di te, e neppure Dio, se non sei tu stesso a impegnarti nel pregare Dio».

17. Un giorno, alcuni anziani fecero visita al padre Antonio; c’era con loro il padre Giuseppe. Ora l’anziano, per metterli alla prova, propose loro una parola della Scrittura e cominciò dai più giovani a chiederne il significato. Ciascuno si espresse secondo la propria capacità. Ma a ciascuno l’anziano diceva: «Non hai ancora trovato». Da ultimo, chiede al padre Giuseppe: «E tu, che dici di questa parola?». Risponde: «Non so». Il padre Antonio allora dice: «Il padre Giuseppe sì, che ha trovato la strada, perché ha detto: – Non so».

18. Dei fratelli, da Scete, vollero far visita al padre Antonio. Imbarcandosi per compiere il tragitto, trovarono un anziano che pure voleva recarsi colà; ma i fratelli non lo conoscevano. Seduti sul battello, discorrevano delle parole dei padri, e di quelle della Scrittura, e dei loro lavori; il vecchio taceva. Quando giunsero all’ancoraggio, si accorsero che anche il vecchio andava dal padre Antonio. Arrivati che furono da lui, il padre Antonio dice loro: «Avete trovato una buona compagnia in quest’anziano». E all’anziano: «Padre, ti sei trovato con dei buoni fratelli». L’anziano risponde: «Buoni lo sono; ma la loro corte è senza porta e chiunque vuole può entrare nella stalla e sciogliere l’asino». Intendeva dire che parlavano di qualunque cosa venisse loro alla bocca.

19. Dei fratelli fecero visita al padre Antonio e gli dissero: «Dicci una parola: come possiamo salvarci?». L’anziano dice: «Avete ascoltato la Scrittura? È quel che occorre per voi». Ed essi: «Anche da te, padre, vogliamo sentire qualcosa». L’anziano dice loro: «Dice il Vangelo: Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra». Gli dicono: «Ma di far questo non siamo capaci». L’anziano dice loro: «Se non sapete porgere anche l’altra, tenete almeno ferma la prima». Gli dicono: «Neppure di questo siamo capaci». E l’anziano: «Se neppure di ciò siete capaci, non contraccambiate ciò che avete ricevuto». Dicono: «Neppure questo sappiamo fare». Allora l’anziano dice al suo discepolo: «Prepara loro un brodino: sono deboli». E a loro: «Se questo non potete e quello non volete, che posso fare per voi? C’è bisogno di preghiere».

20. Un fratello che aveva rinunciato al mondo e dato ai poveri i suoi beni, ma si era tenuto qualcosa per sé, fece visita al padre Antonio. Il padre, sapendo il fatto, gli dice: «Se vuoi farti monaco, va’ al tuo paese, compera della carne, legala attorno al corpo nudo e vieni qui». Così fece il fratello; e i cani e gli uccelli gli dilaniarono tutto il corpo. Quando fu giunto dal padre, questi gli chiese se avesse fatto secondo il suo consiglio: egli mostrò il suo corpo pieno di ferite. Sant’Antonio allora gli dice: «Quelli che rinunciano al mondo e vogliono tenersi dei beni, vengono in tal modo fatti a brani lottando contro i demoni».

21. Accadde a un fratello, nel cenobio del padre Elia, di soccombere alla tentazione; cacciato di là, se ne andò sul monte dove era il padre Antonio. Dopo un anno che era presso di lui, questi lo rimandò al cenobio donde era uscito; ma, veduto che l’ebbero, quelli lo ricacciarono. Egli tornò dal padre Antonio e disse: «Padre, non hanno voluto accogliermi». L’anziano allora lo rimandò con questo messaggio: «Una nave in mare è naufragata, ha perduto il carico, ed è riuscita a stento a salvarsi a terra; voi volete gettare a mare quello che è arrivato salvo a terra?». Essi, quando seppero che era stato il padre Antonio a rimandarlo, subito lo accolsero.

22. Il padre Antonio disse: «Ritengo che nel corpo ci sia un moto fisico connaturale, ma che non agisce se l’anima non vuole: è il semplice moto corporeo non passionale. C’è poi un altro moto che viene dal nutrire e curare il corpo con cibi e bevande: riscaldato da questi elementi, il sangue desta energia nel corpo. È a proposito di questo che l’Apostolo diceva: Non inebriatevi di vino, nel quale è la lussuria, e che il Signore nel Vangelo ordinò ai discepoli: Guardatevi dall’appesantire il cuore in crapula ed ebbrezza. E c’è anche un terzo moto: quello di chi è combattuto dall’assalto invidioso dei demoni. Si può dire dunque che ci sono tre moti corporei: uno che viene dalla natura, uno dai cibi presi senza discrezione, e il terzo dai demoni».

23. Disse ancora: «Dio non permette che contro questa generazione si scatenino guerre come contro le antiche; perché sa che è debole e non ha forza di sopportare».

24. Il padre Antonio, nel deserto, ebbe questa rivelazione: «In città c’è uno che ti somiglia: è di professione medico, dà il superfluo ai bisognosi, e tutto il giorno canta il trisagio con gli angeli».

25. Il padre Antonio disse: «Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e al vedere uno che non sia pazzo, gli si avventeranno contro dicendo: – Tu sei pazzo!, a motivo della sua dissimiglianza da loro».

26. Dei fratelli fecero visita al padre Antonio e gli proposero una parola del Levitico. L’anziano allora si appartò nel deserto; il padre Ammone, che ne sapeva le abitudini, lo seguì di nascosto. L’anziano, allontanatosi assai, ritto in preghiera, gridò a gran voce: «O Dio, manda Mosè a spiegarmi questa parola». E gli giunse una voce, e gli parlò. Ora, il padre Ammone disse: «La voce che gli parlava l’ho udita, ma non ho compreso il senso del discorso».

27. Tre padri avevano costume di andare ogni anno dal beato Antonio; due di loro lo interrogavano sui pensieri e sulla salvezza dell’anima; il terzo invece sempre taceva e non chiedeva nulla. Dopo lungo tempo, il padre Antonio gli dice: «È tanto ormai che vieni qui e non mi chiedi nulla». Gli rispose: «A me, padre, basta il solo vederti».

28. Si racconta che un anziano chiese a Dio di vedere i padri e li vide, ma il padre Antonio non c’era. Dice allora a colui che glieli mostra: «E il padre Antonio dov’è?». Gli disse: «Egli è là dove c’è Dio».

29. In un cenobio, un fratello fu falsamente accusato di impurità: e si recò dal padre Antonio. Vennero allora i fratelli dal cenobio, per curarlo e portarlo via. Si misero ad accusarlo: «Tu hai fatto questo». Ed egli a difendersi: «Non ho fatto nulla del genere». Accadde per fortuna che si trovasse colà il padre Pafnuzio Kefala; egli disse questa parabola: «Sulla riva del fiume vidi un uomo immerso nella melma fino al ginocchio; e vennero alcuni per dargli una mano, ma lo fecero affondare fino al collo». E il padre Antonio, riferendosi al padre Pafnuzio, dice loro: «Ecco un vero uomo, capace di curare e di salvare le anime». Presi da compunzione per la parola degli anziani, essi si inchinarono davanti al fratello; poi, esortati dai padri, lo riportarono al cenobio.

30. C’è chi racconta che il padre Antonio diventò pneumatoforo, ma non voleva parlare, a motivo della gente: poteva rivelare ciò che accadeva nel mondo e gli eventi futuri.

31. Un giorno, il padre Antonio ricevette una lettera dell’imperatore Costantino che l’invitava a Costantinopoli. E si mise a riflettere sul da farsi. Chiede dunque al padre Paolo, suo discepolo: «Bisogna andare?». Gli risponde: «Se vai, ti chiami Antonio; e se non vai, padre Antonio».

32. Il padre Antonio disse: «Io non temo più Dio, lo amo. Perché l’amore caccia il timore».

33. Il medesimo padre Antonio disse: «Abbi sempre davanti agli occhi il timore di Dio; ricordati di chi dà la morte e la vita; odiate il mondo e tutto ciò che contiene; odiate ogni soddisfazione carnale; rinunciate a questa vita e vivete per Dio; ricordatevi di ciò che avete promesso a Dio, perché ve ne chiederà conto nel giorno del giudizio; soffrite la fame, la sete, la nudità, vegliate, affliggetevi, piangete, gemete nei vostri cuori; esaminatevi se siete degni di Dio; disprezzate la carne per salvare le vostre anime».

34. Un giorno, il padre Antonio fece visita al padre Ammonio sul monte di Nitria. E, dopo che si furono incontrati, il padre Ammonio gli dice: «Poiché per le tue preghiere i fratelli sono cresciuti di numero e alcuni di loro vogliono costruire delle celle lontano per immergersi nell’unione con Dio, che distanza vuoi che ci sia di qui alle celle che verranno costruite?». Egli disse: «Mangiamo qualcosa all’ora nona e poi usciamo a fare un giro nel deserto per vedere il posto». Dopo che ebbero camminato nel deserto fino al tramonto, il padre Antonio gli dice: «Preghiamo e piantiamo qui una croce: qui costruiscano quelli che lo vogliono; in modo che quelli di laggiù, quando vogliano incontrarsi con questi, possano consumare la loro leggera refezione all’ora nona, e arrivare qui al tramonto; e quelli che partono di qui, facendo allo stesso modo, possano incontrarsi con gli altri senza averne distrazione». Ora, tale distanza è di dodici miglia.

35. Il padre Antonio disse: «Colui che batte un blocco di ferro, prima pensa a quel che vuole farne; se una falce, o una spada, o una scure. E anche noi dobbiamo sapere a quale virtù tendiamo, se non vogliamo faticare invano».

36. Disse ancora: «Obbedienza e continenza ammansiscono le belve».

37. Disse anche: «Ho visto monaci dopo molte fatiche cadere e uscir di senno perché avevano confidato nella loro opera e trascurato quel precetto che dice: Interroga il padre tuo ed egli te lo annunzierà».

38. Disse ancora: «Quando è possibile, il monaco deve affidarsi ai padri riguardo al numero dei passi da fare e delle gocce d’acqua da bere nella sua cella; se in queste cose non vuole cadere».

 

Da: Da: L. MORTARI (edd), Vita e detti dei padri del deserto, Città Nuova, Roma, 1997, 81-92.

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