venerdì 7 dicembre 2012

Santa Caterina

Pieve di Lemine, S. Caterina


Megalomartire Caterina di Alessandria

24 Novembre (7 Dicembre)

 

Patrona degli studenti e dei filosofi, e amata protettrice di uno dei quartieri di Bergamo:


 

 

 

LA LEGGENDA DI SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA

[Pubblicata dallo Zambrini, vol. II, pag. 141].

 

Santa Caterina, vergine santissima, fu figliuola di re [ed ebbe nome re Costo], ed ebbe alto e sottile intendimento in molte scienze. Ora avvenne che Massenzio imperadore faceva raunare in Alessandria molta gente e molti cavalieri armati: e fece comandare che ogni uomo, fosse gentile o villano, andasse a fare sacrificio all’idolo; e chi non v’andasse, sarebbe morto. E la gentile Caterina, vergine beata, in Alessandria nata, essendo ella rimasa, dopo la morte di messer lo re Costo suo padre, nel palagio suo, con molte ricchezze, et era d’età di diciott’anni, e udendo ella il trionfo grande e romore degli uomini e degli stormenti e delle bestie ch’erano morte per li sacrifici che facieno quelli pagani all’idoli nel tempio, incominciossi forte a maravigliare. Quando intese quello che era, sì si fece accompagnare dalla famiglia del palagio suo, e col segno della croce andò al tempio dov’era lo imperadore che faceva sacrificio all’idoli; e vedeva che molti cristiani, per paura dello imperadore, negavano Jesu Cristo e adoravano l’idoli.

E veggendo santa Caterina queste cose, fu molto trista e con grande furore andò dentro dov’era lo imperadore, e disse: «O imperadore, quanto per la tua dignitate che tu hai, sarebbe convenevole cosa che altri ti salutasse e facesseti reverenzia, se tu conoscessi lo verace Iddio e adorassilo e facessili onore, e dispregiassi l’idoli vani e rei, altri farebbe reverenzia a te». E stando santa Caterina, e dicendo queste parole, fortemente combattea con lui di molte ragioni, mostrandoli li suoi errori, dicendo a lui: «O imperadore, io t’ho dette queste parole siccome a uomo savio; ma priegoti che tu mi dica perchè hai fatta raunare tanta gente di questa città a fare onore all’idoli. O uomo sanza conoscimento! Se tu ti maravigli vedendo questo tempio fatto per mano d’uomo, e maravigliti di vedere queste belle ornamenta che sono in questo tuo tempio, che sono come polvere dinnanzi al vento, maggiormente ti dovresti maravigliare vedendo il cielo e le stelle e la luna e il sole e la terra, e le bestie che sono sopra la terra, e l’acqua e’ pesci ch’ella mena. Però pensa chi fece queste cose; e quando conoscerai la sua potenzia [dirai] egli è signore de’ signori». E dicendo santa Caterina questo, disse molte parole della incarnazione di Jesu Cristo.

E lo imperadore fu molto sbigottito, e disse: «O fanciulla, non dire queste cose ora più: lascia compiere lo sacrificio nostro, e poi ti risponderò». E comandò lo imperadore a’ suoi servi che la guardassono bene.

Quando ebbono compiuto lo sacrificio, lo imperadore tornò al suo palagio; poi fece menare dinanzi a sé la gentile reina Caterina, e dissele: «Io udii le tue parole, e molto mi maraviglio. Ma imperciò ch’io ero occupato nel sacrificio de’ miei dei, non ti potei udire; ora dico: onde tu sei nata?».

Et ella disse: «Io confesso lo mio parentado, non per vanagloria né per superbia, ma per amore di Dio. Io sono detta Caterina, figliuola del re Costo; la quale ho abbandonate tutte le mie ricchezze temporali, e voglio pure seguitare la via di Jesu Cristo. E sappi che i tuoi idoli sono vani e cattivi e mutoli; e grande stoltizia è adorargli».

E lo imperadore disse: «S’egli è vero quello che tu dici, sarebbe tutto lo mondo in errore, se non se tu sola. Ma con ciò sia cosa che tu se’ sola, e se’ femmina fragile, io non ti voglio credere».

E santa Caterina disse: «Io ti priego, imperadore, che tu non ti lasci vincere all’ira, imperciò ch’ella dà impedimento alla mente dell’uomo, che non conosce quello ch’è ragione».

E lo imperadore disse: «A me pare che tu mi vuogli insegnare per detto de’ savi».

Allora lo imperadore, non potendo rispondere alle sue parole per via di scienza, sì fece raunare molti savi, pieni di grandi scienze; e promise loro grande prezzo, se eglino la vincessono per via di scienza e di senno.

E santa Caterina si raccomandò a Dio che le insegnasse rispondere. E stando ella all’orazione, e l’angiolo venne a lei, e disse: «Caterina, sta arditamente, che tu li vincerai, e convertirai tutti quanti alla fede di Jesu Cristo».

E quando santa Caterina fu menata dinanzi a questi maestri, disse: «Perchè hai qui raunati tanti maestri per una fanciulla, e hai loro promesso grande guiderdone s’egli hanno vittoria contro a me? A me non hai promesso nulla, se io vinco loro: ma io ti dico che Jesu Cristo sarà mio guiderdone, per cui amore io entro a questa battaglia, della quale io ho certezza di vincere». E segnossi col segno della santa croce; poi disse a quelli maestri: «Io confesso che io non so nulla tra voi, se non Jesu Cristo crocifisso». E detta questa parola, con molte ragioni cominciò a dimostrare come Jesu Cristo era verace Dio, e come gl’idoli erano demoni.

Allora li maestri, udendo parlare a quella fanciulla così alte cose, stavano cheti, e non sapeano che si dire. Allora lo imperadore adirato disse loro molta villania, e disse: «Ohimè, che siete vinti da una fanciulla di diciott’anni!».

Allora lo maggiore di loro disse: «Sappi, o imperadore, che Dio favella per bocca di quella fanciulla, e però siamo vinti, e none abbiamo ardire di dire nulla contro lei, però ch’ella ha veramente provato che Cristo è verace Dio, ed è signore dei signori, e gli idoli sono nulla».

E lo imperadore, udendo quelle parole, fu molto adirato, e con grande furore gli condannò che dovessono essere arsi nella piazza della cittade. E quando erano menati al fuoco, e santa Caterina li confortava nella fede di Dio e nella pazienza. E quando furono presso al fuoco, tutti si feciono il segno della santa Croce. Quando furono messi nel fuoco, renderono l’anima loro a Dio in tale modo che non furono trovati arsi né capelli, né vestimenta, né le corpora loro non si magagnarono (guastarono) niente: anzi furono trovati come fossero morti sulle letta loro. Poi furono sotterrati nascostamente dai cristiani.

Dopo questo, disse l’imperadore a santa Caterina: «Io ti priego, vergine savia e bella, che tu mi debba credere, e starai nel mio palagio, e terrotti in grande stato, colla mia donna. E ancora ti prometto, che per la tua sapienza e per la tua bellezza io farò fare una statua d’oro a tua somiglianza, e farotti adorare a tutta Alessandria».

E santa Caterina disse a lui: «Non mi dire più nulla di queste parole, che sono piena di fastidio. Io sono sposa di Jesu Cristo, e a lui mi sono data; il quale é mio sposo e mio amore, e ogni mio desiderio e conforto del mio cuore; lo quale da me non si puote partire, e non me ne farai partire né per lusinghe, né per minacce, né per tormenti».

Allora l’imperadore la fece spogliare ignuda, e fecela duramente battere: e poi la fece mettere in prigione, e comandò che non le fosse dato né mangiare né bere. E in questo mezzo avvenne che l’imperadore andò fuori della città per suoi fatti, e stette alquanti dì. E la moglie dell’imperadore rimanendo nel suo palagio, avea grande voglia di parlare a santa Caterina: e una notte v’andò con un capitano dei cavalieri dello imperadore, il quale avea nome messer Profilio (corr. di Porfirio), e con molti altri cavalieri, e andarono alla prigione dov’era santa Caterina.

Allora santa Caterina, veggendo la moglie dell’imperadore, ricevutala con molta letizia, e cominciolle a predicare la fede di Jesu Cristo; e dicendole molte savie e sante parole, e così la convertì a Jesu Cristo. E messer Profilio, capitano dei cavalieri, udendo le parole che santa Caterina diceva alla moglie dell’imperadore, incontanente si gittò a’ suoi piedi, e convertissi alla fede di Jesu Cristo. E anco si convertì con lui dugento cavalieri ch’erano con lui alla sua obbedienza, e tutti si feciono cristiani. E in questi dodici dì che santa Caterina istette in prigione, Jesu Cristo le mandava ogni dì continuamente una colomba bianchissima che le recava il cibo onde ella viveva. E disse la colomba a lei: «O figliuola, conosci lo tuo creatore, per lo quale tu hai presa grande battaglia; e però non dubitare ch’io sarò sempre con teco e aiuterotti sempre».

E ritornando lo ‘mperadore, credendo che santa Caterina fosse morta, quando seppe ch’ella era viva, fecela venire dinanzi da lui: e vedendo la sua faccia così bella e così chiara, e rilucea come il sole, ebbe molto dolore, e fece tormentare le guardie della prigione, credendo che l’avessono dato mangiare e bere.

E santa Caterina disse: «O imperadore, sappi ch’io non ho ricevuto cibo terreno, come tu credi, ma Jesu Cristo m’ha nutricata per l’angiolo suo».

Disse lo ‘mperadore: «Caterina, pensa quello ch’io ti dico! Non mi rispondere parole dubbiose, però ch’io ti voglio tenere come non fanciulla, ma come reina».

Disse Caterina: «Io ti prego che tu ascolti le mie parole, e rispondimi lo vero. Quale sposo io debbo tôrre, tra quello ch’è eternale e più bello che ‘l sole e potente che niuno altro, o quello ch’è mortale e sozzo?».

Allora lo imperatore adirato disse: «Qualunque partito tu vogli, piglia; o tu farai sacrificio agli miei idei, o tu morrai».

Disse santa Caterina: «Io ti priego che tu pensi quanti tormenti puoi e non indugiare di farli tutti al mio corpo; imperciò ch’io voglio dare la carne alli tormenti per l’amore di Jesu Cristo, che diede se medesimo a morire. Egli è mio amore e mio sposo e mio aiutatore».

Allora uno cavaliere udendo, vedendo lo imperadore adirato, disse: «Fa’ apparecchiare quattro ruote piene di ferri agutissimi; poi la faremo acconciare, e tutto lo corpo suo squarciare: ancora tutti li cristiani avranno paura di te».

E incontanente lo ‘mperadore fece fare queste ruote. Quando santa Caterina le vide, incominciò a pregare Iddio e disse: «O Signore mio, io ti prego per confortamento de’ cristiani, che non abbiano paura, che tu rompa e spezzi quelle ruote». E fatta l’orazione, incontanente l’angiolo di Dio ruppe e fracassò tutte quelle ruote, e uccise quattro mila pagani ch’erano d’intorno a vedere.

E allora la moglie dell’imperadore, stando di sopra a vedere, vedendo ella questo miracolo, non potè più tenere che non mostrasse la sua fede: e tosto discese dal palagio e cominciò duramente a riprendere lo ‘mperadore di tanta crudeltade.

E lo imperatore vedendo che la moglie era fatta cristiana, fu adirato contro a lei, e comandò ch’ella fosse tormentata e morta. E quando ella fu menata al martirio, e ella pregò santa Caterina umilemente che pregasse Iddìo per lei.

E santa Caterina disse: «O reina amata da Dio, non avere paura; imperciò che oggi è il dì che tu avrai lo reame di vita superna per iscambio di queste cose transitorie; e per iscambio dello imperadore mortale avrai lo re eternale».

Allora la reina, essendo confortata, pregava coloro che la menavano al martirio che ubbidissero lo comandamento dello imperadore: e così fu menata di fuori della cittade. In prima le divelsono le poppe del petto con ferri taglienti; e molti altri tormenti: alla fine le tagliarono il capo. E la notte venne messer Porfirio nascostamente, e sotterrò il suo santo corpo; e l’anima sua se n’andò a godere in vita eterna, là ove vive e regna col sovrano re. E sappiendo l’imperadore che ‘l corpo della moglie era stato sotterrato, fece prendere molti cristiani e tormentargli.

Allora messer Porfirio cominciò a gridare, e dicea: «Io sono quegli che sotterrai la nobile reina, servigiale di Dio, ed ho ricevuta con lei la santa fede cristiana».

Allora lo imperadore diventò quasi pazzo per lo dolore, e dicea: «Oimè misero, com’io ho perduto la mia moglie, e ora perdo colui ch’era tutta mia sicurtade e mio sollazzo, per una fanciulla».

Allora i dugento cavalieri di messer Porfirio incominciarono a gridare: «Noi siamo cristiani,

e vogliamo morire per amore di Cristo».

E allora lo imperadore comandò con gran furore che messer Porfirio con tutti i suoi cavalieri fossono dicollati: e’ loro corpi rimanessero nel campo, acciò che fossono mangiati dalle bestie e dagli uccelli. E cosi furono i santi martiri cavalieri di Jesu Cristo; e l’anime loro andarono al sommo

riposo; ciò è Jesu Cristo benedetto.

            Dopo questo, lo imperadore fece venire dinanzi da se santa Caterina, avvegna che se n’era disperata (aveva perduta ogni speranza di convertirla), e disse a lei: «Tu hai ingannata la mia moglie e il mio capitano, con molti cavalieri, e ancora ti dico: se tu vogli consentire al mio volere sarai donna del mio palagio; e se non consentirai, io ti farò uccidere».

Et ella disse: «Tu non potrai vincere per nullo modo; imperciò fa’ che ti piace».

E immantanente comandò lo imperadore ch’ella fosse dicollata: e così fecero.

E incontanente ch’ella fu dicollata, vennero gli angioli da cielo e portarono lo corpo suo santo in sul monte Sinai, e ivi la seppellirono in un bello sepolcro, del quale sepolcro insino a oggi n’esce olio continuamente. E quella virtude ebbe santa Caterina da Dio al suo santo corpo; e all’anima donò il regno del cielo, là dov’ella vive e regna per infinita secula seculorum. Amen.

 

Da: Guido Battelli, Le più belle leggende cristiane tratte da codici e da antiche stampe, Milano, 1928, 330-337.

 

 
 

Tropario, tono 4

Con le tue virtù, come coi raggi del sole hai illuminato gli increduli filosofi, e come luna luminosissima hai respinto le tenebre dell’incredulità da coloro che camminano nella notte; hai convinto la regina, e hai anche castigato il tiranno, sposa di Dio chiamata, beata Caterina. Ti sei affrettata con desiderio alla celeste camera nuziale dello sposo bellissima sposa di Cristo,  e vi sei stata da Lui incoronata con corona regale; in piedi davanti a Lui con gli angeli, prega per noi che ricordiamo la tua santissima memoria.

 

Altro tropario, tono 2

Cantiamo la sposa di Cristo degna di ogni lode, la divina Caterina, protettrice del Sinai, nostro aiuto e soccorso: essa ha splendidamente chiuso la bocca con la spada dello Spirito ai più abili tra gli empi, ed ora, incoronata come martire, chiede per tutti la grande misericordia.

 

Kontakion, tono 2

Pieni di divina ispirazione, date ora inizio a una sacra danza, o amici dei martiri, per celebrare la sapientissima Caterina: poiché nello stadio essa ha annunciato Cristo e ha calpestato il serpente, disprezzando la scienza dei retori.

 

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