mercoledì 26 dicembre 2012

S. Lucia

 
S. Giorgio in Lemine, Santa Lucia


Santa vergine e martire Lucia di Siracusa

la santa più amata dai bambini Bergamaschi

 
13 (26) Dicembre

 

 

Passione di Santa Lucia

(Codice Papadopulo)

 

Essendosi propagata per tutta la Provincia (di Sicilia) la fama della gloriosa ed invitta martire S. Agata, a causa dei miracoli da Lei operati, anche la Cittadinanza di Siracusa si recò nel sacro tempio della Martire per pregare. Tra gli altri Lucia, preclara fanciulla della città di Siracusa, venne nel tempio nel giorno della festività di S. Agata insieme con la madre di nome Eutichia, la quale soffriva da quarant’anni di un flusso di sangue, sebbene avesse fatto spese, dirò quasi, immense per i medici, senza conseguire alcun lenimento al suo male.

Avvenne intanto che esse nell’udire l’episodio evangelico dell’emorroissa, la quale aveva conseguito la guarigione al semplice tocco del lembo della veste del Signore, Lucia, rivoltasi alla madre, le disse: «Madre, se presterai fede alle cose che sono state lette crederai anche che Agata, la quale ha patito per Cristo, abbia libero e confidente l’accesso al Suo tribunale. Tocca dunque fiduciosa il sepolcro di Lei, se vuoi, e sarai risanata».

Terminati i sacri misteri e ritiratasi tutti, esse, avvicinatesi al sepolcro si prostrarono, pregando la Martire tra le lacrime.

Mentre stavano lungamente a pregare, Lucia fu presa da un sonno profondo, e vide S. Agata tra schiere di Angeli splendidissimamente ornata, che dicevale: «Lucia, sorella mia e Vergine del Signore, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? La tua fede è stata di grande giovamento a tua madre, essa è già guarita. E come per me è ricolma di grazie la città di Catania, così per te sarà preservata la città di Siracusa, perché il Signore Nostro Gesù Cristo ha gradito che tu abbia serbato illibata la tua verginità».

Ciò udito S. Lucia rinvenne dal sonno.

Quindi alzandosi disse con grande emozione a sua madre: «Madre mia, per grazia di Cristo e della sua Martire, ecco tu sei guarita ed è stata esaudita la tua prece; or questo solo ti chiedo, che tu non mi parli più di sposo, né volere da me caduchi frutti; tutto ciò che ti eri proposta di darmi in dote perché io andassi sposa ad un uomo mortale, donalo a me perché possa tendere allo Sposo immortale; grandi ricompense promette a noi Cristo Nostro Signore».

A Lei la madre rispose «Lucia, figlia mia, tutte ed intere conservo le sostanze mie e di tuo padre, anzi le ho accresciute; però, se non ti rincresce prenderai possesso delle sostanze mie e di quelle di tuo padre dopo la mia morte e ne disporrai allora a tuo piacimento».

Lucia disse: «O madre, la tua proposta non torna pienamente gradita a Gesù; se infatti vuoi render grazie a lui, che tanto ti ha beneficato, offrirgli quanto saresti costretta a lasciare quando sarai morta. Dona a Cristo, mentre sei in vita, ciò che hai acquistato o che hai promesso di darmi».

Dette queste cose, Lucia ritornò a Siracusa, dove continuò ad insistere sul desiderio già manifestato.

Allora Pascasio, fatta prendere Santa Lucia, le ordinò di sacrificare agli dei.

Lucia gli disse: «Sacrificio puro presso Dio è il visitare le vedove, gli orfani, i pellegrini, gli afflitti e i bisognosi ed è da tre anni che offro tale sacrificio, erogando tutto il mio patrimonio; e poiché non è possibile sacrificare nell’aldilà, offro me stessa, ostia vivente a Dio, e faccia Egli della mia vita ciò che gli piace».

«Tutto ciò – disse Pascasio – vai a contarlo agli stolti come te, non a me che debbo eseguire gli ordini degli imperatori e perciò non posso prendere in considerazione simili fandonie».

Lucia disse: «Tu osservi i decreti degli imperatori così come io giorno e notte medito la legge del mio Dio; tu temi i loro ordini, io adoro il mio Dio; tu non vuoi loro resistere, né in alcun conto disubbidire, e come dunque potrei io dire o fare cosa contro il mio Dio? Tu cerchi di piacere a loro, io al mio Dio; fai tu dunque quel che credi dover fare, ed io opero secondo è grato all’animo mio».

Pascasio disse: «Tu hai dissipato le tue ricchezze fra i crapuloni e i dissoluti».

Lucia rispose: «Io ho messo al sicuro i miei beni e il mio corpo non ha tollerato l’impurità».

Pascasio soggiunse: «Tu sei la dissolutezza in persona».

Lucia rispose: «Siete voi che costituite la stessa disonestà, voi, di cui l’Apostolo dice: Corrompete le anime degli uomini per apostatare dal Dio vivente e servire al diavolo e agli angeli suoi, che sono in perdizione, voi, i quali anteponendo la caduca volontà ai beni eterni, venite esclusi dai gaudi sempiterni».

Pascasio disse: «Finiranno le parole quando verranno i fatti».

 

 
Giovanni d’Alemagna, Martirio di Santa Lucia

 

Lucia rispose: «Io sono una serva dell’Eterno Iddio ed Egli ha detto: Quando sarete condotti dinnanzi ai re ed ai principi non vi date pensiero del come o di ciò che dovete dire poiché non sarete voi che parlate ma lo Spirito santo è che parla in voi».

            «Oh, dunque, tu credi – disse Pascasio – di avere lo Spirito Santo?».

Lucia rispose: «L’Apostolo ha detto: I casti sono tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in essi».

Pascasio disse: «Ti farò condurre in un luogo infame e quando incomincerai a vivere nel disonore, cesserai di essere il tempio dello Spirito Santo».

Lucia disse: «Non viene deturpato il corpo se non dal consenso della mente; se metterai incenso nelle mie mani e con esse sacrificherai agli idoli, Dio sa in qual modo si offre, poiché Egli giudica la coscienza ed aborrisce dal violentatore della pudicizia come da una specie di ladro o di sanguinario. Che se tu ordini che io subisca violenza contro la mia volontà sarà duplicata la corona della mia castità».

Pascasio disse: «Se non ubbidirai alle leggi degli imperatori avrai crudelissimi tormenti».

Lucia rispose: «Giammai potrai smuovermi dal mio proposito e farmi acconsentire al peccato; ecco che il mio corpo è in tuo potere, pronto ad ogni tortura. Perché indugi? Comincia ad eseguire quello che vuole il diavolo, tuo padre».

Allora Pascasio, furioso, comanda ai lenoni di prenderla e di adunare a vergogna di lei tutta plebaglia, affinché le fosse fatto oltraggio e morisse nel disonore. Ma quando si tentò di trascinarla verso il luogo infame, lo Spirito Santo le diede tale immobilità che nessuno riusciva a smuoverla dal sito in cui era.

Si aggiunse un gran numero di soldati, che la spingevano violentemente; anch’essi, sfiniti dal grave sforzo, venivano meno, mentre la Vergine di Cristo restava immobile. Indi le avvinghiarono delle funi alle mani ed ai piedi, e tutti insieme cominciarono a tirarla, ma essa stava ferma come un monte.

Allora l’Arconte cominciò ad infastidirsi e, convocati i maghi e i sacerdoti idolatri, comandò che scongiurassero gli dei per farla muovere; ma, accintisi, a nulla valsero.

Allora Pascasio comandò che la cospargessero di urina, stante che i sacerdoti andavano dicendo che certamente stava immobile per forza di sortilegi.

Indi ordinò che si aggiogassero dei buoi per trascinarla ma neanche ricorrendo a ciò riuscirono a smuovere la Vergine di Cristo, che lo Spirito Santo manteneva immobile.

Come avrebbero infatti potuto smuoverla le mani dei peccatori? Pascasio disse: «O Lucia quali sono le tue arti magiche?»

La Santa però rispose: «Queste non sono arti magiche, ma è la potenza di Dio».

Pascasio disse: «Come e perché, fanciulla come sei, neppur mille ti hanno potuto smuovere?»

Al che la Santa: «Anche quando ne aggiungerai altri mille sperimenteranno quello che disse lo Spirito Santo: Cadranno mille alla tua destra e diecimila alla tua sinistra, ma nessuno potrà accostarsi a te.

Si crucciava intanto l’insano, ricercando con qual supplizio potesse far perire la Vergine, la quale gli disse gridando: «Misero Pascasio, a che ti affliggi? Perché impallidisci? Perché, perché ti struggi per il furore nei pensieri? Ecco tu hai avuto la prova che io sono tempio di Dio, credi dunque in Lui?»

Quegli invece, udendo queste cose, diveniva più furibondo ed ecco comanda che fosse acceso un gran fuoco attorno a lei e che vi si gettassero pece, resina, olio e fascine, affinché fosse al più presto consumata la Vergine che pubblicamente li confondeva.

Ella però nel nome del Signore rimaneva immobile dicendo: «Io pregherò il Signor Nostro Gesù Cristo affinché questo fuoco non mi molesti; io poi che ho fede nella croce di Cristo dimostrerò intanto a te che ho impetrato un prolungamento alla mia lotta, così farò vedere ai credenti in Cristo, la virtù del martirio e ai non credenti toglierò l’accecamento della loro superbia».

Allora gli amici dell’arconte spregiando queste parole, la condussero altrove per finirla con la spada. E S. Lucia, piegate le ginocchia, pregò alquanto e rivoltasi agli astanti disse: «Ecco, io annunzio a voi che sarà data la pace alla Chiesa di Dio. Diocleziano e Massimiano intanto decadranno dall’impero e, come la Città dei Catanesi ha in venerazione S. Agata, così anche voi onorerete me per grazia del Signore Nostro Gesù Cristo osservando di cuore i suoi comandamenti».

Dette queste cose, la decapitarono. Nello stesso luogo poi, dove rese lo spirito, edificarono a Lei un tempio, nel quale i fedeli accorrono alle Sue reliquie, ottengono, per Sua intercessione, grazie e guarigioni dalle malattie, glorificando il Signor Nostro Gesù Cristo, al Quale sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen.

 
 

 

Tropario di santa Lucia, tono 5

Indossando il manto radioso della verginità ed essendo promessa sposa di Cristo Datore-di-vita hai abbandonato l’amore del tuo fidanzato terreno, o Lucia Vergine Martire, perciò, come dono nuziale hai portato a Cristo l’effusione del tuo sangue, intercedi presso Lui anche per tutti noi!

 
Altro tropario di santa Lucia

Come gloriosa sposa di Cristo Re, Martire invitta e veneranda Vergine, o santa Lucia, tu ti guadagnasti un’eterna e divina gloria. Con le tue preghiere perciò ottieni la remissione dei peccati a noi che con devozione ti festeggiamo.

 

 

 

Sul culto e le tradizioni che legano santa Lucia a Bergamo puoi leggere:

Santa Lucia tra le feste della luce di Alessandra Facchinetti



 

 

 

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