sabato 3 novembre 2012

Dal Commento alla Lettera agli Efesini di Mario Vittorino


Dal Commento alla Lettera agli Efesini 4, 22-25

 

di Gaio Mario Vittorino († 364)

 

 

            “Come la verità è in Gesù, deponete l’uomo vecchio della vita precedente, che si corrompe seguendo i desideri dell’errore”. Prima della venuta di Cristo vi era ogni genere di errore e di sapienza vana. Credere nelle cose del mondo, stimarle eterne, vivere secondo la carne, credere che il re di questo mondo sia dio: questo è il vecchio uomo. Questo – dice – deponete, come la verità è in Gesù, perché la verità non è in altri, ma in Gesù è la verità. Le cose che Gesù ha insegnato, queste sono vere e questo è l’uomo nuovo secondo il quale dobbiamo vivere. Dunque si abbandoni l’uomo vecchio e la precedente condotta. Infatti l’uomo vecchio si corrompe seguendo i desideri dell’errore: completamente rivolto al corpo, riteneva ogni cosa corporea e carnale. Di qui gli errori e la sapienza, per così dire, mondana, in quanto tutto quello che è nel mondo, non è secondo lo spirito. Ciò, tuttavia, prima della venuta di Cristo; ma ora, dopo che siamo stati istruiti dalla sapienza eterna, intendiamo ciò che è spirituale. Questo è, come ho detto, l’uomo nuovo che così vive e così intende.

            “E rinnovatevi mediante lo spirito della vostra mente e rivestite l’uomo nuovo che è stato creato secondo Dio nella giustizia e nella santità e nella verità”. Come ho detto, il nuovo uomo è colui che intende secondo lo spirito. Per questo dice: “rinnovatevi mediante lo spirito della vostra mente”. Così l’anima è migliore, pura, integra; la mente poi è spirito più forte. Dunque rinnovatevi – dice – mediante lo spirito della vostra mente e rivestite l’uomo nuovo, in modo che possiate vivere conformemente all’uomo nuovo che è spirituale in quanto intende secondo lo spirito. Questo uomo spirituale è creato secondo Dio, cioè in conformità con Dio, come è stato detto: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. Dio non ha volto né aspetto, ma, come Dio è spirito, così anche noi siamo stati creati secondo Dio affinché intendiamo secondo lo spirito, cioè affinché nulla intendiamo carnalmente, nulla nel mondo. Infatti egli stesso ha detto che cosa significa che l’uomo è stato creato secondo Dio: “nella santità e nella giustizia e nella verità”, affinché, cioè, sia giusto, santo e anche vero. Infatti chi intende in modo mondano, intende secondo la carne. Chi intende secondo la carne, non intende il vero né il giusto, né il santo. Dunque, poiché lo spirito santifica, lo spirito rende giusti, lo spirito che veramente esiste e sempre esiste e soprattutto è unico, esso è verità. Coloro dunque che intendono queste cose, rivestono l’uomo nuovo, in quanto sono rinnovati nello spirito della propria mente.

            “Perciò, abbandonata la menzogna, dite la verità ciascuno al suo prossimo, poiché siamo membra gli uni degli altri”. Ricollega l’esortazione a tutte le cose dette sopra con le quali insegnava che le grazie sono distinte, che ognuno deve sopportare il compagno e deve essere paziente con tutta magnanimità affinché vi sia vicendevole sopportazione nella carità. Perciò – dice ora – abbandonate la menzogna, nessuno inganni l’altro, dite la verità e ciascuno agisca, si comporti, parli con il suo prossimo secondo verità: nessuna frode, nessun inganno. E avendo detto: “con il suo prossimo” ha aggiunto “poiché siamo membra gli uni degli altri”, come anche sopra aveva parlato di un solo corpo e di un solo spirito, eccetera. Infatti, poiché la chiesa è un solo corpo e tutti costituiscono nella chiesa un solo corpo, ognuno è parte della chiesa. Perciò uno è membro dell’altro e così si forma un solo corpo – come egli dice – che è la chiesa. Quale chiesa? Quella di tutte le anime che hanno fede in Dio; di questa – dice – Cristo è capo. Perciò noi siamo un corpo e ciascuno è membro di questo corpo. Perciò noi siamo un corpo e ciascuno è membro di questo corpo. Perciò siamo membra l’uno dell’altro.

 

 

Da: MARIO VITTORINO, Commentari alle Epistole di Paolo gli Efesini, ai Galati, ai Filippesi, (edd F. GORI), CORONA PATRUM, Torino, 1981, 140-143.

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